Home » Lifestyle » Reflusso in primavera? Perché peggiora e cosa mangiare per stare meglio secondo la nutrizionista
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Con l’arrivo della primavera, il reflusso gastroesofageo peggiora per molte persone. Ne abbiamo parlato con la nutrizionista Tiziana Stallone, che spiega le cause e i rimedi pratici da seguire a tavola.

Con l’arrivo delle giornate più lunghe e del primo caldo, torna anche un fastidio ben noto a chi ne soffre: il reflusso gastroesofageo. Non solo allergie, insomma. Tra bruciore di stomaco, rigurgito acido e senso costante di pesantezza, il cambio di stagione non è affatto una passeggiata per molti. Ma perché succede proprio in primavera?

Non c’è una risposta unica, però alcune spiegazioni convincenti esistono. “Con il cambio di stagione, soprattutto in primavera, lo stomaco tende a produrre più acido cloridrico”, ci spiega Tiziana Stallone, biologa nutrizionista. Si tratta di una reazione legata a come il nostro organismo si è evoluto: “In passato, d’inverno si mangiava poco, e il corpo imparava a risparmiare anche sui succhi gastrici. Con il ritorno della primavera e del cibo abbondante, l’organismo aumentava le secrezioni per prepararsi alla digestione”, racconta la dottoressa.

Primavera e reflusso: il legame tra cambiamento e sintomi

Il corpo percepisce il cambiamento climatico e reagisce. “Non è solo una questione di temperatura o alimentazione. La primavera altera anche i ritmi circadiani: l’arrivo dell’ora legale, la luce diversa, tutto questo può creare un leggero stress per l’organismo, che si riflette su alcune funzioni fisiologiche”, dice Stallone.

C’è poi il sistema nervoso da considerare. “Quando aumenta il livello di stress, il corpo produce più cortisolo, e questo impatta sul sistema parasimpatico. Il nervo vago, che parte dal cranio e attraversa l’apparato digerente, diventa più sensibile. Il risultato? Mal di stomaco, senso di gonfiore e bruciore”, prosegue la nutrizionista.

Cosa mangiare (e come farlo) per tenere sotto controllo il reflusso

Il punto, però, non è solo cosa si mangia. “Conta anche come lo si fa”, sottolinea Stallone. “Mangiare lentamente, fare pasti leggeri e frequenti. Evitare gli eccessi, ma anche di restare troppo a lungo a stomaco vuoto”.

Un errore frequente è abbuffarsi a cena e andare subito a dormire. “Servono almeno 90 minuti tra l’ultimo pasto e il momento in cui ci si corica. Se si pranza abbondantemente, meglio evitare di sdraiarsi nel pomeriggio”.

Anche la composizione del pasto è cruciale. “Serve equilibrio. Niente diete sbilanciate. I grassi rallentano la digestione e stimolano la produzione acida, così come le proteine animali in eccesso. Soprattutto i salumi andrebbero ridotti. E attenzione al sale: troppo sale irrita lo stomaco”.

I cibi da evitare e quelli da tenere a portata di mano

Alcuni alimenti sono noti per peggiorare la situazione. “Tra i più acidi, ci sono il pomodoro, il limone, il succo d’arancia – tutti da evitare, specie se consumati a digiuno. Stesso discorso per alcolici e cioccolata, che irritano le pareti gastriche”.

Quali sono, invece, i cibi utili? “Riso, pane, cracker. Sono asciutti, assorbono parte dei succhi gastrici e aiutano a ridurre il bruciore”.

E nei casi più seri, c’è sempre l’opzione farmacologica: “Gli inibitori della pompa protonica, se prescritti dal medico, riducono la produzione di acido. Ma il vero cambiamento parte sempre dalla tavola”.