Home » Notizie » Rinvio a giudizio per 31 militanti di casapound dopo la commemorazione della strage di acca larentia a roma nel 2024
Rinvio_a_giudizio_per_31_milit

A Roma, dopo la commemorazione della strage di Acca Larentia, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 31 militanti di CasaPound, accusati di violazioni delle leggi Scelba e Mancino per l’uso di simboli neofascisti e saluti romani illegali durante la manifestazione. - Immaginario.tv

A Roma la Procura chiede il rinvio a giudizio per 31 militanti di CasaPound coinvolti in manifestazioni neofasciste durante la commemorazione della strage di Acca Larentia, con accuse basate sulle leggi Scelba e Mancino.

A Roma si accelera sul fronte giudiziario dopo la commemorazione della strage di Acca Larentia, evento che ogni anno richiama manifestazioni controverse. Nei primi giorni del 2024, un gruppo di militanti di CasaPound ha replicato riti e gesti associati all’estrema destra durante il 47mo anniversario di quella tragedia. Le autorità hanno avviato un procedimento penale culminato nella richiesta di rinvio a giudizio per 31 persone. Questi eventi si inseriscono nel contesto di tensioni tra gruppi politici radicali e le forze dell’ordine nella capitale.

Il contesto della commemorazione e la presenza di casapound

Il 7 gennaio 2024, davanti alla storica sede del Movimento Sociale Italiano in via Acca Larentia, è andata in scena una commemorazione che ricorda una pagina dolorosa della storia romana. La strage di Acca Larentia, avvenuta 47 anni fa nel quartiere Tuscolano, portò alla morte di due militanti giovanili del Movimento Sociale Italiano. Il ricordo di quei fatti si è trasformato in occasione per alcuni gruppi estremisti di manifestare con simboli militanti e saluti romani. CasaPound ha raccolto una parte significativa di questi rivolti in una sorta di rituale che ha provocato l’attenzione delle forze dell’ordine. Durante la commemorazione, i partecipanti hanno formato schieramenti, urlando slogan in modo sincronizzato e alzando il braccio nel saluto romano, gesto illegale in alcuni contesti.

Questi momenti rievocano immagini già viste in altre commemorazioni simili, tra cui quella per Sergio Ramelli a Milano, dove i movimenti neofascisti hanno messo in scena un rito collettivo accompagnato dagli stessi simboli e atteggiamenti di sfida. Le manifestazioni di questo genere tendono a richiamare gruppi con ideologie legate all’estrema destra, ponendo in evidenza le difficoltà delle autorità nel contenere forme di espressione che sfociano nella propaganda e nell’istigazione a comportamenti discriminatori o violenti.

Le accuse della procura di roma e il ruolo delle leggi scelba e mancino

Dopo cinque mesi di indagini, la Procura di Roma ha comunicato la richiesta di rinvio a giudizio per 31 militanti di CasaPound. Le accuse riguardano violazioni delle leggi Scelba e Mancino, strumenti legislativi mirati a contrastare la diffusione dell’odio e della violenza con motivazioni di natura razziale, etnica, religiosa o nazionale. Le leggi puniscono gesti, frasi e azioni comunicative che possano incitare alla discriminazione o a comportamenti violenti.

Nel caso specifico, la procura ha messo sotto osservazione i saluti romani eseguiti durante la commemorazione, inquadrandoli come manifestazioni pubbliche che superano la soglia della libertà di espressione. “Il gruppo agiva con consapevolezza e organizzazione per dar vita a una performance connotata da messaggi di odio,” che la legge vieta nel nostro ordinamento. Questo procedimento penale è un passo importante nella lotta contro la proliferazione dei simboli e di comportamenti legati al neofascismo italiano.

L’indagine della digos e i carabinieri sui video della manifestazione

Il lavoro investigativo è stato svolto dalla Digos della Questura di Roma e dai Carabinieri, che hanno esaminato con attenzione i filmati della manifestazione del 7 gennaio 2024. Attraverso l’analisi dei video, sono stati riconosciuti diversi protagonisti coinvolti nell’esibizione dei saluti romani e nell’intonazione di slogan controverse. Questo ha permesso di reclutare elementi utili per l’incriminazione e di delineare il quadro di responsabilità penale.

La documentazione video ha evidenziato una coreografia collettiva immediatamente identificabile come un’espressione politicamente violenta e illegale. La presenza di bandiere, simboli associati a movimenti neofascisti e la sincronizzazione della manifestazione hanno offerto probabilmente riscontri chiari agli inquirenti. L’indagine ha confermato che non si trattava di semplici espressioni di dissenso, ma di atti connotati da intenti intimidatori e di incitamento.

L’intervento delle forze dell’ordine è stato determinante per smascherare i comportamenti e per avanzare la procedura giuridica, che intende mettere un freno a simili manifestazioni che alimentano tensioni sociali e rischi per la convivenza civile nella capitale italiana. Il caso di Acca Larentia rimane così un segnale di come certi episodi del passato pesino ancora su eventi politici contemporanei, richiedendo attenzione continua da parte delle autorità.