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Come rimborsare i viaggi lunghi in auto elettrica fuori dai circuiti aziendali

Andrea, capo scout e volontario, evidenzia le difficoltà nel rimborso spese per viaggi lunghi con auto elettriche Volkswagen e-Up! e ID.3, proponendo un metodo più equo basato su tariffe reali di ricarica.

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L’articolo analizza le difficoltà nel rimborso delle spese di viaggio per volontari che utilizzano auto elettriche, evidenziando l’assenza di un metodo equo e proponendo soluzioni più realistiche per coprire costi e usura del veicolo. - Immaginario.tv

Molti volontari si trovano a dover affrontare spese di viaggio importanti per il loro impegno, ma la questione del rimborso diventa complessa quando si parla di auto elettriche. Il confronto con le auto termiche rende difficile trovare un metodo equo, soprattutto fuori dalle realtà aziendali più conosciute. Ecco un caso pratico che svela le difficoltà di rimborsare lunghi viaggi in elettrico.

Viaggi scout e il nodo del rimborso spese con auto elettrica

Andrea ha 23 anni e da tempo usa due auto elettriche in famiglia: una Volkswagen e-Up! del 2020 e una ID.3 del 2021. Nel suo ruolo di capo scout, svolge attività di volontariato che richiedono spostamenti nazionali lunghi, spesso 800-1000 chilometri tra andata e ritorno. Questi viaggi prevedono un rimborso chilometrico, ma il sistema adottato fino a poco fa si basa sulla benzina o gasolio, considerando un costo medio al litro moltiplicato per la distanza divisa 10. Andrea ha sperimentato che questa modalità, ovviamente, non può funzionare per un’auto elettrica.

L’anno scorso, senza un metodo ufficiale riconosciuto, ha comunicato alla segreteria associativa il chilometraggio, il consumo medio e il prezzo dell’elettricità pagata, calcolata con il proprio abbonamento A2A. L’importo rimborsato è stato basato su 0,40 euro al kWh, un costo molto diverso da quello del carburante fossile. Così si è trovato un compromesso, ma si è capito subito che quel sistema non poteva essere la soluzione definitiva.

I limiti del rimborso fisso per auto elettriche

Quest’anno la situazione si è complicata, perché l’associazione ha deciso di normare i rimborsi forfettari anche per chi usa auto elettriche. A quel punto si è pensato di inserire un costo equivalente al “prezzo al litro” di 0,40 euro per il kWh nello stesso file di rimborso usato per le termiche. Andrea ha fatto i calcoli e ha messo in evidenza che quel metodo è insostenibile.

Ad esempio, con una ID.3 che consuma in media 18 kWh ogni 100 chilometri, un viaggio di 800 km arriva a un consumo di circa 144 kWh. A 0,40 euro ogni kWh la spesa reale si aggira attorno ai 57,6 euro, quasi il doppio del rimborso previsto con il sistema “benzina”, che si ferma a circa 32 euro. Andrea sottolinea che equiparare 1 litro di carburante a 1 kWh di elettricità è poco realistico e rende la cifra irrisoria rispetto ai fatti. Questo senza contare i costi più elevati per ricariche in autostrada, che sono la norma per trasferte su lunghe distanze.

Analisi di un viaggio recente: consumi e tariffe reali

Andrea racconta il suo ultimo viaggio lungo 890 km, con un consumo medio di 17,7 kWh per 100 km, totale 158 kWh circa. Durante i suoi spostamenti ha usato diverse colonnine e abbonamenti con tariffe variabili: 0,42 euro al kWh per la ricarica prima della partenza, 0,62 euro per una ricarica ad andata fatta con l’abbonamento Beagle Plug e infine 0,68 euro al kWh per la ricarica al ritorno tramite EvDC.

L’ultimo rifornimento è avvenuto con l’auto scarica comprendendo un livello del 60% di carica, quindi non sempre la macchina partiva dal pieno. Andrea si chiede quale metodo permetta di ottenere un rimborso che copra non solo il costo effettivo dell’elettricità ma anche un’accettabile quota per l’usura del veicolo. Vorrebbe anche un criterio chiaro da proporre all’associazione, evitando allo stesso tempo rimborsi troppo generosi che potrebbero essere sfruttati.

Proposte per un rimborso più equo e sostenibile

Andrea ha avanzato una proposta che mira a rispecchiare meglio i costi reali sostenuti. Suggerisce di adottare come riferimento il prezzo più comune incontrato durante i viaggi, cioè il costo base delle tariffe Free to X secondo TariffEV, pari a 0,68 euro al kWh attualmente rilevato con l’app EvDC. A questo prezzo vorrebbe aggiungere un coefficiente di 1,8 per coprire ammortamenti e costi indiretti.

Con questa formula il rimborso diventerebbe circa 110 euro per viaggi di 800-900 km, molto più vicino alle spese che sostiene realmente. Allo stesso tempo, Andrea auspicherebbe che chi dispone di abbonamenti con tariffe più basse possa indicare un prezzo al kWh personalizzato, mantenendo trasparenza e buona fede. Così si potrebbero contenere i rimborsi senza penalizzare chi ricarica alle tariffe più alte.

Il punto di vista delle associazioni e il confronto con il mondo aziendale

La questione dei rimborsi per le auto elettriche non è semplice e non esiste un metodo unico riconosciuto a livello nazionale per realtà come i gruppi scout, diversi dalle aziende tradizionali. Vaielettrico ricorda che esistono tabelle dei costi chilometrici pubblicate dall’ACI che includono anche le auto elettriche, ma il loro utilizzo pratico è ancora limitato in queste situazioni.

Per ora molti preferiscono rimborsare dietro presentazione di ricevute e fatture relative alle ricariche effettuate. Alcuni sistemi aziendali adottano infatti prezzi di riferimento chilometrici standard, ma le associazioni volontarie hanno bisogno di linee guida più specifiche e calibrate. Il tema rimane aperto e la richiesta è che esperti del settore propongano soluzioni condivise, in modo da riconoscere a chi si spende per il volontariato la giusta copertura delle spese di trasferta, senza complicazioni inutili.