Cinque suore lasciano convento di san giacomo di veglia dopo tensioni interne e allontanamento della badessa
Cinque suore lasciano improvvisamente il convento di San Giacomo di Veglia, Treviso, dopo la rimozione della badessa da parte di una commissione religiosa e tensioni legate a pressione psicologica e gestione comunitaria.

Cinque suore di clausura hanno lasciato improvvisamente il convento di San Giacomo di Veglia (Treviso) a causa di gravi tensioni interne e della rimozione della badessa, scegliendo un luogo segreto per il loro trasferimento. - Immaginario.tv
Cinque suore di clausura hanno lasciato improvvisamente il loro convento a San Giacomo di Veglia, piccolo centro in provincia di Treviso. La decisione è scaturita dopo un periodo di forti tensioni interne culminate con la rimozione della badessa da parte di una commissione religiosa. Le suore hanno poi comunicato il loro trasferimento spontaneo alle autorità, scegliendo un luogo segreto come nuovo rifugio.
Il contesto delle tensioni nel convento di san giacomo di veglia
Il convento di San Giacomo di Veglia, situato nel territorio trevigiano, da tempo segnala tensioni crescenti tra le religiose che vi risiedono. La situazione si è fatta insostenibile con l’arrivo di una commissione religiosa inviata per un’ispezione. Tale commissione ha portato alla rimozione della madre superiora, decisione che ha acuito le divisioni interne. I problemi segnalati riguardano soprattutto la gestione della vita comunitaria e la pressione psicologica a cui sono state sottoposte le suore negli ultimi anni. La giovane suora, che ha raccontato i fatti al Gazzettino, ha definito le tensioni “insopportabili“, tanto da spingere il gruppo ad abbandonare il monastero. Questo episodio rappresenta un evento raro per questo tipo di comunità religiose, spesso caratterizzate da stabilità e chiusura sociale.
Il trasferimento delle cinque suore e la scelta di mantenere il riserbo
Davanti a questa situazione difficile, le cinque suore hanno deciso di lasciare il convento senza preavviso, scegliendo un luogo non rivelato per trovare una nuova sistemazione. Hanno voluto evitare che la loro partenza suscitasse allarmi o timori tra la popolazione locale e tra i fedeli che seguono le attività del monastero. Per questo motivo, hanno informato i carabinieri del loro spostamento volontario, garantendo trasparenza nel loro gesto ma mantenendo assoluto riserbo sul luogo scelto. Secondo il loro racconto, la decisione è stata motivata da una pressione psicologica prolungata che si è aggravata negli ultimi due anni e ha raggiunto l’apice con l’allontanamento della madre superiora. La questione evidenzia come, anche in ambienti apparentemente chiusi, possano maturare conflitti profondi capaci di scardinare la vita comunitaria tradizionale.
Le ripercussioni nell’ambito religioso e locale
La vicenda delle cinque suore uscite dal monastero di San Giacomo di Veglia sta destando attenzione sia nell’ambito ecclesiastico, sia in quello della comunità locale. La rimozione della badessa suggerisce la presenza di criticità interne rilevanti che la diocesi sta ora chiamata a gestire. Situazioni simili, pur rare, mettono in luce come anche le realtà più isolate e rigorose non siano immuni da tensioni che coinvolgono le persone nelle loro condizioni umane e psicologiche. Nel contesto locale, la partenza delle suore ha destato curiosità e qualche preoccupazione, considerando la funzione storica di queste comunità religiose come presidi di quiete e spiritualità. La discrezione mantenuta sul loro nuovo luogo di dimora conferma la volontà delle protagoniste di mettere distanza da un ambiente ormai insostenibile.
I temi della pressione psicologica e della gestione comunitaria nelle comunità religiose
L’episodio mette in evidenza il ruolo della pressione psicologica nelle dinamiche di vita all’interno di comunità ristrette come i conventi di clausura. Le relazioni interpersonali, più che l’organizzazione, sembrano essere al centro dei problemi sorti a San Giacomo di Veglia. Le condizioni imposte da un certo modo di vivere rigido, con regole severe e coesione obbligata, possono generare sofferenze che non sempre trovano spazio per essere affrontate. La decisione collettiva delle suore rivela anche la difficoltà a gestire tali situazioni senza interventi esterni, come l’arrivo della commissione e la sostituzione della madre superiora. Questi passaggi mostrano la complessità del mantenere armonia in spazi dove la vita personale si intreccia strettamente a quella comunitaria e spirituale.
Il ruolo di ispezioni e commissioni religiose nelle comunità chiuse
Le commissioni ispettive rappresentano strumenti di controllo che intervengono in casi di problemi denunciati o percepiti all’interno di comunità religiose. Nel caso del convento di San Giacomo di Veglia, la visita di questa commissione ha provocato un cambiamento significativo, portando all’allontanamento della badessa e a profonde tensioni. Questi organi hanno il compito di valutare la condizione del gruppo e eventualmente di intervenire per tutelare la comunità e il rispetto delle regole stabilite. Tuttavia, la loro presenza può anche generare reazioni contrastanti, come rivela l’episodio in esame. Per il monastero di San Giacomo di Veglia, l’ispezione e le decisioni conseguenti hanno segnato una fase di crisi che si è tradotta nell’abbandono delle cinque suore e in una realtà sempre più delicata da gestire.