
Il procuratore aggiunto Michele Prestipino, indagato per presunta divulgazione di informazioni riservate sull'inchiesta sul ponte sullo Stretto di Messina, ha scelto di non rispondere durante l'audizione a Caltanissetta; subito dopo gli sono state revocate le deleghe investigative. - Immaginario.tv
Il procuratore aggiunto della direzione nazionale antimafia, Michele Prestipino, è stato sentito dai magistrati di Caltanissetta ma ha scelto di non rispondere alle domande. L’inchiesta lo vede indagato per aver presumibilmente trasmesso informazioni riservate sull’indagine legata al ponte sullo Stretto di Messina a esponenti legati al consorzio Eurolink, tra cui l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. La vicenda ha già provocato la revoca delle deleghe investigative affidate a Prestipino da parte del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo.
L’audizione di michele prestipino davanti alla procura di caltanissetta
Il 2025 vede protagonisti i magistrati nisseni impegnati in accertamenti che coinvolgono direttamente Prestipino, ex procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia con deleghe importanti. All’udienza tenutasi nella città siciliana, il magistrato si è avvalso della facoltà di non rispondere, una scelta comunicata formalmente durante l’interrogatorio. L’ipotesi dell’accusa parla di una presunta rivelazione di notizie confidenziali a due figure chiave: Gianni De Gennaro, già capo della polizia e oggi presidente di Eurolink, e Francesco Gratteri, consulente della società Webuild, impresa principale del consorzio incaricato delle opere sullo Stretto.
Il caso si concentra sull’eventuale scambio di informazioni riservate che, se confermato, potrebbe aver influito sull’indagine sulla ‘ndrangheta e Cosa nostra. Secondo gli inquirenti, Prestipino, nel suo ruolo di coordinatore delle sezioni dedicate alla criminalità organizzata all’interno della Dna, avrebbe agito in modo contrario ai doveri istituzionali, diffondendo dettagli di un’indagine ancora in fase delicata.
La difesa di prestipino e le ragioni della scelta di non rispondere
L’avvocato Cesare Placanica ha sottolineato come il suo assistito si sia presentato davanti alla procura con tranquillità, ma abbia scelto di mantenere il silenzio proprio per ragioni procedurali e tecniche. Nel verbale dell’interrogatorio è riportato che la difesa pone dubbi sulla legittimità dell’utilizzo di alcune prove e sulla competenza territoriale del tribunale che conduce l’indagine, aspetti da lui ritenuti cruciali nel rispetto del diritto di difesa.
La strategia difensiva mira a discutere successivamente, quando i presupposti giurisdizionali saranno chiariti, per fornire la sua versione dei fatti. Placanica ha insistito precisando che non si tratta di conversazioni con soggetti estranei alla legalità, anzi, con un prefetto come De Gennaro, figura di rispetto nella lotta alla mafia. Ha definito improbabile e priva di fondamento qualsiasi collegamento del procuratore con ambienti criminali, rimarcando l’assenza di elementi concreti per sostenere tali accuse.
La scelta di non rispondere è stata quindi una misura cautelare, esercitata nel pieno rispetto delle garanzie processuali e in attesa di chiarire le questioni preliminari poste dalla difesa. L’avvocato ha altresì annunciato la volontà di chiedere un interrogatorio appena saranno rimosse le dispute sul contesto legale della vicenda.
La revoca immediata delle deleghe da parte del procuratore nazionale antimafia
Subito dopo l’audizione, Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, ha comunicato la decisione di revocare con effetto immediato tutte le deleghe investigative affidate a Prestipino. Il provvedimento rientra nelle sue responsabilità di tutela dell’immagine e dell’operato della Dna, preservando la riservatezza e l’efficacia delle indagini in corso.
Melillo ha informato anche il Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura e il procuratore generale presso la Corte di Cassazione delle misure adottate. L’intento è di mantenere intatte le condizioni per portare avanti l’inchiesta senza interferenze o distrazioni legate a eventuali dubbi sull’integrità di chi la coordina.
Il procuratore nazionale ha poi evidenziato che le procure distrettuali coinvolte, insieme all’ufficio da lui diretto, continueranno a lavorare con impegno per approfondire ogni aspetto legato ai presunti tentativi di condizionamento mafioso nel progetto del ponte sullo Stretto. L’attenzione resta alta sulle possibili infiltrazioni criminali nelle grandi opere, settore da sempre soggetto a controlli intensi.
Gli sviluppi del caso nelle prossime settimane saranno decisivi per chiarire la posizione di Prestipino e per valutare eventuali ripercussioni sull’andamento dell’indagine sulla criminalità organizzata legata al cosiddetto “ponte più controverso d’Italia”. L’inchiesta a Caltanissetta continua quindi con tutte le componenti istituzionali impegnate a garantire trasparenza e legalità.