Conclave e successione del papa: date, protagonisti e riflessioni di pietro parolin sul pontificato di francesco
Il percorso verso il conclave si svolge tra riti liturgici, strategie cardinalizie e riflessioni di Pietro Parolin sulla misericordia di papa Francesco, mentre la diplomazia vaticana sostiene la pace internazionale.

L'articolo descrive le procedure liturgiche e le dinamiche cardinalizie che precedono il conclave per l'elezione del nuovo papa, evidenziando il ruolo spirituale e diplomatico della Santa Sede nel contesto della transizione dopo la morte di papa Francesco. - Immaginario.tv
Il percorso verso l’elezione del nuovo papa prende forma a partire dalle procedure previste dall’ordinamento liturgico vaticano. Le settimane successive al decesso di un pontefice sono scandite da riti funebri e da incontri fra i cardinali, con date precise e momenti che preparano il conclave. Nelle congregazioni che precedono l’ingresso in cappella sistina si giocano manovre e strategie tra gli elettori, mentre alla guida dell’evolversi di questi passaggi c’è lo spirito della tradizione ecclesiastica. Lourdes riflessioni sul pontificato di papa francesco e le relazioni internazionali che si intrecciano in questo frangente di transizione mostrano l’intreccio tra fede e diplomazia nel cuore del vaticano.
Tempistiche e modalità dell’inizio del conclave secondo l’ordo exsequiarum romani pontificis
L’ordo exsequiarum romani pontificis, testo liturgico che disciplina le cerimonie e l’organizzazione del periodo posteriore alla morte di un papa, stabilisce entro quando iniziare il conclave. Secondo la regola, il collegio cardinalizio deve riunirsi entro un intervallo che va dal 15° al 20° giorno dal decesso. Nel caso attuale, questa finestra corrisponde a una data compresa tra il 5 e il 10 maggio 2025, se si parte dal giorno del decesso. Un calcolo alternativo, che inizia a contare dal giorno successivo alla morte, porta la data d’inizio tra il 6 e l’11 maggio. La definizione definitiva sarà decisa dalla quinta congregazione generale dei cardinali prevista nella mattina successiva al giorno odierno.
Nel frattempo, nell’attesa del conclave vero e proprio, si svolge il ciclo delle messe ‘novendiali’ nella basilica di San Pietro, rito di nove giorni di suffragio per il papa defunto, che si concluderà domenica 4 maggio. Dopo la conclusione di questo ciclo, si aprirà ufficialmente la fase di ingresso dei cardinali elettori nella cappella sistina e sarà pronunciata la formula dell'”extra omnes”, che chiude la fase preliminare e dà il via al conclave.
Congregazioni cardinalizie, ruoli e dinamiche tra elettori e non elettori
I cardinali elettori, 135 in totale, sono ormai quasi tutti giunti nella capitale. A causa di problemi di salute, il cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera non parteciperà alle votazioni, riducendo di fatto il numero degli elettori a 134. Questi porporati si incontrano già nelle congregazioni generali, dove si discutono le strategie e si avanza verso la scelta del successore di papa francesco. Anche i cardinali che hanno superato gli 80 anni, pur non potendo votare, esercitano una certa influenza durante questi incontri. Sono considerati guide morali e punti di riferimento capaci di indirizzare il consenso dei partecipanti.
Tra questo gruppo di ‘grandi elettori’ figura il cardinale decano Giovanni Battista Re, novantunenne e figura autorevole. Invece, il ruolo di alcuni ex presidenti della conferenza episcopale italiana, come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco, appare meno definito o meno predominante nelle dinamiche attuali. La situazione internazionale delle influenze si concentra su figure come Sean Patrick O’Malley, cardinale di Boston noto per l’impegno contro gli abusi sessuali; Christoph Schoenborn, austriaco e teologo di spicco, con passato da allievo di Joseph Ratzinger; e Marc Ouellet, canadese esperto nella gestione delle diocesi e influenza in America Latina. Questi ‘grandi vecchi’, pur non partecipando al voto, mantengono un peso rilevante nelle riunioni.
Pietro parolin e il suo intervento durante le messe novendiali con riflessioni sulla misericordia del pontificato
Oggi la scena principale si è focalizzata su pietro parolin, già segretario di stato vaticano e figura di riferimento del pontificato di papa francesco. Parolin ha celebrato la seconda messa del ciclo novendiale in piazza San Pietro davanti a circa 200 mila giovani partecipanti al giubileo degli adolescenti. La sua celebrazione ha combinato sobrietà e calore umano. La sua presenza e i suoi gesti rievocano quelli di joseph ratzinger venti anni fa ai funerali di giovanni paolo II, un richiamo implicito alla continuità della chiesa in momenti di passaggio.
Nel corso dell’omelia parolin ha raccolto lo smarrimento e il dolore per la scomparsa di francesco, paragonandolo a quello degli apostoli per la morte di gesù. Ha poi messo in luce elementi centrali del pontificato passato, a partire da una parola chiave: misericordia. Secondo lui, questa è una guida imprescindibile per la chiesa e per il mondo. La misericordia, ha detto, permette di evitare ostilità, violenze e diffidenze. È stata il tema portante di papa francesco, che le ha dedicato anche un anno santo straordinario nel 2016.
Parolin ha sottolineato il richiamo costante del pontefice alla necessità di riconoscere l’altro, preoccuparsi dei più deboli e praticare il perdono reciproco come base per la pace. Questi valori devono tradursi in azioni quotidiane per diventare ‘vita vissuta’ da tutti, dentro e fuori la chiesa. La sua omelia ha rivelato non solo un’eredità spirituale ma anche un indirizzo per il futuro, che appare centrato su relazioni umane fondate sul rispetto reciproco e la comprensione.
Il ruolo diplomatico della santa sede nel contesto della successione papale
Il nodo della diplomazia vaticana si è dimostrato cruciale anche nei giorni immediatamente successivi alla morte di papa francesco. Ieri, in basilica, si è svolto un incontro molto significativo tra donald trump e volodymyr zelensky, due leader internazionali nel contesto dell’attuale scenario geopolitico. La foto che ritrae i due protagonisti è diventata simbolo del giorno e ha attirato attenzione internazionale, considerata da molti come un simbolo ultimo del pontificato di francesco dedicato alla pace.
Proprio zelensky ha incontrato pietro parolin durante la stessa giornata, ringraziando tramite i canali ufficiali vaticani per il sostegno alla resistenza ucraina e al principio che la pace non debba essere imposta al paese vittima. Anche l’ambasciatore ucraino presso la santa sede, andrii yurash, ha riconosciuto pubblicamente l’appoggio significativo del vaticano sul fronte delle relazioni diplomatiche e della solidarietà in questo contesto di guerra.
Tutto ciò riflette il ruolo attivo e concreto che il segretario di stato parolin sta portando avanti in questo momento delicato. La diplomazia della santa sede resta una risorsa preziosa che intreccia fede e realtà politica. Sarà interessante osservare quale peso avrà questo aspetto nelle decisioni del conclave e della futura direzione della chiesa cattolica.