Home » Travel » Scompare l’aeroporto più a nord del mondo: cosa sta succedendo alle Svalbard

Scompare l’aeroporto più a nord del mondo: cosa sta succedendo alle Svalbard

Screenshot 2025-04-22 195044

Il riscaldamento globale minaccia l’aeroporto più a nord del pianeta, situato alle isole Svalbard. Ecco cosa sta accadendo e perché il futuro di questo snodo strategico è incerto.

Il Polo Nord non è più solo un territorio remoto. Negli ultimi anni è diventato uno dei luoghi più ricercati dai viaggiatori in cerca di esperienze autentiche, ambienti estremi e paesaggi incontaminati. Dall’Alaska alla Lapponia, passando per la Groenlandia, l’estremo nord attira sempre più turismo, complici anche le tensioni geopolitiche che coinvolgono potenze come Cina e Stati Uniti. Ma c’è una notizia che preoccupa scienziati e autorità locali: l’aeroporto più a nord del mondo rischia di scomparire.

Perché l’aeroporto delle Svalbard è in pericolo

A pochi chilometri da Longyearbyen, principale centro abitato dell’arcipelago norvegese delle Svalbard, si trova lo scalo aereo più settentrionale al mondo. Qui operano voli di linea e charter tutto l’anno, gestiti principalmente da SAS e Norwegian, con collegamenti diretti alla terraferma norvegese distante oltre 800 chilometri. L’infrastruttura rappresenta un punto vitale per gli abitanti, per i turisti e per le operazioni di rifornimento.

La preoccupazione nasce dal fatto che l’intera pista è costruita su permafrost, uno strato di terreno permanentemente ghiacciato che, a causa dell’aumento delle temperature, sta iniziando a cedere. A confermarlo è Ragnhild Kommisrud, responsabile dell’aeroporto: “Durante l’estate, la pista deve essere controllata ogni giorno. Il terreno è instabile e la situazione non può che peggiorare”.

Quali sono le conseguenze in caso di chiusura

Se il problema dovesse aggravarsi, l’aeroporto potrebbe non essere più operativo. Oltre all’impatto sul turismo artico, le conseguenze sarebbero gravi anche per la logistica. I beni essenziali, al momento trasportati via aereo, dovrebbero arrivare esclusivamente via nave, con tempi che superano le 48 ore. Una situazione insostenibile, soprattutto in inverno, quando le condizioni meteorologiche rendono gli approdi complessi.

La perdita dello scalo isolerebbe non solo i residenti ma anche le attività scientifiche presenti sull’isola, da anni impegnate nello studio dei cambiamenti climatici. Le Svalbard, infatti, sono uno dei luoghi simbolo del riscaldamento globale, con temperature che crescono a un ritmo tre volte superiore rispetto alla media mondiale.

Quali soluzioni sono allo studio

Gli ingegneri stanno cercando soluzioni per salvaguardare la struttura. Si parla di interventi sul manto stradale, rafforzamenti della base e monitoraggi continui, ma ogni misura ha un costo elevato e richiede tempistiche complesse. Intanto, la comunità scientifica e le autorità norvegesi stanno valutando anche ipotesi alternative, come una nuova pista in una zona più stabile o il potenziamento dei trasporti marittimi nei mesi estivi.

La situazione mette in luce un paradosso: proprio nel cuore dell’Artico, simbolo dell’equilibrio naturale del pianeta, si sta verificando una crisi che coinvolge natura, infrastrutture e società. Un allarme che non riguarda solo un aeroporto, ma l’intero sistema climatico globale. E che ci ricorda, con forza, quanto il cambiamento sia già in atto.