
Durante la visita alla Casa Bianca, Giorgia Meloni ha rafforzato l’intesa politica con Donald Trump, tra promesse NATO, retorica anti-woke e un momento di tensione legato alla guerra in Ucraina.
L’accoglienza riservata a Giorgia Meloni nello Studio Ovale ha avuto pochi precedenti negli ultimi anni. Donald Trump, tornato alla guida degli Stati Uniti, l’ha definita “un’amica che tutti amano e rispettano“, e il clima che si è respirato all’inizio dell’incontro era disteso, quasi cameratesco. I due leader, uniti da una visione simile del mondo, hanno parlato di nazionalismo occidentale, difesa dell’identità culturale e lotta contro l’ideologia woke, condividendo la stessa retorica, le stesse paure, lo stesso linguaggio.
Convergenza politica e una promessa alla NATO
Meloni ha parlato con inglese sicuro, seppur con accento marcato, e ha ribadito l’impegno italiano per rafforzare l’Alleanza Atlantica, promettendo un aumento della spesa militare, oggi ferma sotto l’1,5%, con l’obiettivo di avvicinarsi al 2% richiesto dalla NATO e al 5% auspicato da Trump. La premier ha spiegato che “quando parlo di Occidente, non mi riferisco a una geografia, ma a una civiltà“, facendo appello a una visione identitaria e culturale condivisa.
L’incidente linguistico e la questione ucraina
Un momento di tensione si è verificato quando una giornalista italiana ha posto una domanda in italiano. Meloni ha risposto con un certo fastidio, per poi lanciarsi in una lunga spiegazione che, a sorpresa, ha tradotto da sola senza attendere l’interprete. La domanda riguardava le precedenti dichiarazioni di Trump su Zelensky, accusato in passato di essere tra i responsabili del conflitto in Ucraina. La premier ha dribblato la questione, parlando genericamente di sostegno all’Ucraina e dell’impegno dell’Italia nella difesa comune europea.
Trump, invece, ha corretto il tiro: “Non ritengo Zelensky responsabile“, ha detto, pur specificando di non essere soddisfatto di nessuna delle parti in causa. Il suo bersaglio, ancora una volta, è stato Joe Biden, indicato come il vero colpevole per aver permesso l’inizio della guerra.
Ritorno all’armonia su temi cari alla destra
Dopo il passaggio ucraino, la conversazione è tornata su un terreno più sicuro: lotta all’immigrazione, difesa dei confini, opposizione al multiculturalismo. Entrambi hanno ripetuto l’importanza di mantenere “un’identità forte” e combattere le derive ideologiche, confermando una sintonia che va oltre l’occasione politica.
Meloni si è mostrata attenta, concentrata, cercando di mantenere l’equilibrio tra le attese del suo elettorato interno e le richieste dell’alleato americano. Ma nel momento in cui si è toccato il dossier ucraino, l’intesa si è incrinata. Brevemente. Abbastanza per mostrare che le crepe nell’asse transatlantico, anche tra i più affiatati, non sono del tutto sanate.